martedì 30 dicembre 2008

La crisi è nelle coscienze (parte seconda)

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La crisi è nelle coscienze (parte seconda)

Dare un valore alle cose non è facile, nel caso dei soldi la questione è semplificata per dare modo a tutti di partecipare al grande gioco del libero scambio. Ovviamente i soldi intesi come banconote hanno un valore intrinseco dato loro per convenzione non un valore reale in quanto fatti da non so che eventuale materiale prezioso. La stessa cosa però pensandoci bene vale per tutto ciò che ha un “valore”. Diamo per scontato quindi che il valore dei soldi è stato deciso da qualcuno, mentre invece per quello che riguarda tutto il resto è strettamente dipendente dal giochino della domanda e dell’offerta.

Ad esempio oro e diamanti in quanto rari hanno una richiesta in proporzione da sempre alta e di conseguenza prezzi alti, senza dimenticare che molti materiali “preziosi” non servono solo per abbellire colli e polsi di persone vanitose ma sono anche necessari per numerosi processi di produzione industriale.

Discorso simile per francobolli come le monete antiche ma sono oggetti per collezionisti ed hanno un valore solo per quelli che sono interessati.
Ma allora, se i soldi hanno un valore che è deciso da altrui, e i preziosi seguono un mercato e a volte hanno un valore solo per chi li vuole o vorrebbe acquistare, che cosa vale veramente?

Seguendo il ragionamento dell’amico Soldi tossici è una questione di distribuzione. Che le ricchezze a questo mondo siano spartite male non c’è dubbio ma non mi sento di appoggiare una tesi così semplice. O meglio parte tutto da li ma in senso globale. Di mio ho sempre sostenuto che noi viviamo in un paese del primo mondo e viviamo bene. Ma nel resto del pianeta ci sono almeno 6 persone che stentano a sopravvivere per dare involontariamente a noi la possibilità di proseguire con il nostro stile di vita.

C’è una parte della tesi di Soldi Tossici fatta in 6 punti che è sicuramente sbagliata. Al punto 4 cita: La merce non si vende e quindi aumentano i prezzi. In realtà quando non c’è richiesta i prezzi scendono. Però la merce resta invenduta, gli scaffali restano pieni, nessuno fa più ordini e quindi nessuno più produce. Se non si produce non servono investimenti, approvvigionamenti di materie prime, manodopera. Le conseguenze sono palesi.

Concludendo chiediamoci cosa è la ricchezza. E’ fatta dal denaro che riusciamo ad accumulare e del quale denaro altri decidono se vale o se è carta straccia oppure avere beni preziosi o capitali che però anche quelli hanno un valore legato al mercato che è sempre dominato da chi decide quanto vale ciò che possiedi e anche il denaro stesso?

Ma la ricchezza è fatta solo di beni materiali? Oppure ci attacchiamo a discorsi filosofici del tipo “i soldi non fanno la felicità” o citando Seneca diciamo che “ povero non è colui che non ha nulla ma colui che chiede troppo” e ci attacchiamo così alla ricchezza interiore invece che pecuniaria?

Io non ho risposte su questo ma mi viene a mente un vecchio discorso che fece Grillo tempo fa:

Uno è più ricco se ha 6 uova ad un euro l’una o 12 uova a 50 cent l’una?

La risposta più immediata è che è uguale perché la nostra mente ragione per la ovvia operazione matematica della moltiplicazione legata a calcolare il valore in soldi delle uova.

In effetti però non è così. Perdiamo la praticità dei concetti e dimentichiamo a cosa servono le uova, ma se andiamo da un poveretto morto di fame capirà subito che è più ricco se riesce a farsi 12 frittate.

Beh, crisi vera, crisi finta. Speriamo che comunque ci restino le 12 uova per fare il frittatone.

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