sabato 25 ottobre 2014

Presa di coscienza! Ne siamo sicuri?

C’è una presa di coscienza e una ribellione in atto nella nostra nazione: una ribellione che dimostra come oggi milioni di persone si sono rese conto che nelle prossime elezioni non c’è in ballo ormai soltanto la scelta su una nuova coalizione di governo: sì, c’è in ballo qualcosa di più importante della scelta di un nuova leadership. Perché la scelta che abbiamo di fronte oggi è tra sicurezza e rovesciamento: le due possibili direzioni che si possono prendere. Una di queste alternative ha prevalso per 60 o 70 anni, e ha dimostrato quello che può e quello che non può fare. Ed ha intrapreso una ricostruzione ispirata ad idee guida internazionali, non cambia che fossero portate avanti dalla borghesia o dai partiti marxisti. Mentre l’altra (direzione) ha scelto di concentrarsi sulle risorse e le forze che avevamo dentro di noi, in una Italia  unita nel vero senso della parola, senza classi, strati sociali, o differenze religiose.

Per anni in questa Italia hanno governato. E così anche la propaganda elettorale di questa Italia, con le sue azioni e risultati. Quanti dei nostri avversari oggi possono portare a testimonianza delle loro azioni tutte le classi sociali italiane? Possono dire che i contadini, gli operai, i commessi, la classe media, sì insomma, che tutti i ceti produttivi sono al loro fianco? Che parleranno bene di quello che hanno fatto? Invece in genere preferiscono non parlare di questi anni, ma cercano piuttosto di focalizzare la loro propaganda elettorale sulla critica a quello che è successo negli ultimi tempi, fatti dei quali dicono che sono responsabili gli altri.

Ma come è possibile? Non abbiamo inventato noi la parola “riformare”. Ma è stata pronunciata dal presidente del Consiglio: sì, dai socialdemocratici e dal partito di centro, che lo hanno votato. E dunque come potremmo essere noi i responsabili? Ma anche se così fosse, accetterei prontamente la responsabilità. Ma questo signore dovrebbe essere disposto ad accettare la responsabilità di quello che è successo negli ultimi anni! Ora sostengono che per gli ultimi anni hanno cercato di fare solo il bene del Paese, ma siamo noi che glielo abbiamo impedito. Per anni hanno dimostrato sia in economia che in politica quello che sono in grado di combinare. Una nazione economicamente distrutta, i contadini in rovina, la classe media in miseria, i bilanci di intere Regioni e di comunità prospere finite in malora, tutto il Paese in bancarotta e sette milioni di disoccupati. Possono raccontarla come vogliono, ma loro sono i responsabili! E si sapeva che sarebbe andata a finire così!

Qualcuno crede davvero che una nazione può progredire nel suo complesso quando la sua vita politica è così lacerata da lotte intestine come quelle che dividono l'Italia? Ho visto, ad esempio, quante formazioni si presentano alle elezioni: 27 partiti! La classe operaia ha il suo partito. E – nemmeno a dirlo – non ne ha solo uno, ma tre o quattro. La borghesia, che è molto più intelligente, ha bisogno di ancora più partiti. La classe media deve avere i suoi partiti, gli economisti i loro partiti, i contadini il proprio partito, anzi, anche tre o quattro. E i proprietari di immobili devono, nel loro modo molto interessante dal punto di vista politico, esprimere la loro visione del mondo attraverso un partito. E gli affittuari, naturalmente, non possono restare senza rappresentanza. E i cattolici anche hanno il loro partito, ed i protestanti un altro partito, ed i Padani un altro partito ancora, così quelli dell'estremo nord, e pure quelli dell'estremo sud  hanno il loro partito extra speciale, e così via: 27 in un solo Paese, e sono solo quelli rappresentati in parlamento!

E questo in un momento in cui sono davanti a noi problemi enormi, che possono essere affrontati solo se si uniscono tutte le energie della nazione. I nostri avversari dicono che alcuni, e soprattutto uno, sono intolleranti, incompatibili, sostenendo che non vogliamo cooperare con gli altri. E un politico ha affinato ulteriormente l’accusa dicendo che questi non amano l'Italia, dal momento che si rifiutano di collaborare con gli altri partiti. Quindi allora è tipicamente italico avere 27 partiti? Ho imparato una cosa: questi signori hanno completamente ragione: siamo intolleranti! Mi sono dato un obiettivo: espellere i 27 partiti dall'Italia!

Mi hanno sempre confuso con un borghese o con un politico marxista: personaggi che oggi sono del PD, domani dell’USPD, il giorno dopo del KPD, e poi si fanno sindacalisti; o gente che è democratica oggi e domani finisce in Forza Italia, e il giorno dopo nel partito economico. Ci hanno sempre confusi con loro stessi. Abbiamo un obiettivo davanti a noi: dobbiamo essere spietati, al limite del fanatismo, e sotterrare tutti questi nella tomba! Ho visto qualche borghese cercare di spremersi le meningi per capire il nostro movimento. Solo pochi mesi fa, ci fu un incontro con un pagliaccio Presidente del Consiglio che mi ha suggerito di disperdere tutte queste persone, far loro togliere le "uniformi", e poi farli diventare una neutrale, pacifista associazione democratica o magari un club sportivo. Così che loro potranno entrare, e io e il movimento saremo finiti: una ricetta semplice.

È così che ragionano! Ancora non si rendono conto che qui si tratta di qualcosa di completamente diverso da un semplice borghese partito politico-parlamentare; qualcosa che non può essere sciolto, e i cui appartenenti escono sempre più rafforzati e più compatti dagli attacchi esterni. Questo movimento ha rivelato cos’è la vera Italia: qualcosa che non può essere fatto a pezzi. C’è un politico borghese che dice: io ora per un po’ mi defilo, fino quando non si sciolgono: poi ricomincerò di nuovo da dove mi ero fermato, e tutti quelli che mi seguivano ritorneranno da me.

È così che ragionano, perché semplicemente non riescono a capire che questo movimento è tenuto insieme da qualcosa che non può essere distrutto. Prima che questi 27 partiti nascessero vi era un popolo italiano, e dopo che i partiti saranno passati, il popolo ci sarà ancora. E noi non vogliamo essere rappresentanti di una semplice categoria professionale, di una classe sociale, di una religione, o di una regione, ma vogliamo educare gli italiani in modo che realizzi che non c’è vita senza giustizia, non c’è giustizia senza potere, non esiste potere senza la forza, e che la forza deve nascere dal nostro popolo”.



Daniele Tagliati [parodia del discorso elettorale di A. H. 1932]